La Sofrologia, un valido strumento per attenuare gli effetti dello stress

person on a bridge near a lake

Cos’è la sofrologia e come può essere utile come tecnica di rilassamento per il controllo dello stress?

In Svizzera e Francia, la sofrologia è ampiamente utilizzata per il controllo dello stress, ma il termine non è molto conosciuto come altrove in Europa. Tuttavia, questo potrebbe presto cambiare, poiché la tendenza sta varcando i confini nazionali e l’adozione di questa disciplina è sempre più frequente in tutta Europa. La sofrologia è una tecnica di rilassamento basata sugli stessi principi dello yoga e in qualche modo è simile allo studio più famoso della consapevolezza.

Il metodo è stato sviluppato negli anni ’60 dal professor Alfonso Caycedo, un neuropsichiatra colombiano, come strumento per aiutare i suoi pazienti a trovare più serenità nella vita quotidiana. La tecnica è nata dai suoi studi sulla coscienza umana e nel 1979, in occasione della prima conferenza internazionale dedicata a questo argomento, il professor Caycedo ha spiegato come la sofrologia sia insieme una filosofia, uno stile di vita, una terapia e una tecnica di sviluppo personale. La sofrologia è stata riconosciuta come un metodo per risolvere un’ampia gamma di problemi, dalla gestione dello stress all’insonnia, fino alla gestione emotiva e alle relazioni interpersonali

Sofrologia

Quali sono i benefici per la salute derivanti dalla respirazione praticata nella sofrologia?

La sofrologia favorisce uno stato d’animo calmo e controllato attraverso esercizi di respirazione mirati e, analogamente ad altre tecniche di rilassamento, è una disciplina da apprendere che quindi migliora con la pratica. Ci sono 12 livelli attraverso cui il sofrologo guida i pazienti, con l’obiettivo di farli addentrare sempre di più nel loro corpo. La tecnica prevede una scansione iniziale del corpo in cui si viene guidati a respirare nelle aree in cui si trattengono i livelli più elevati di tensione. Poi si passa agli elementi più mentali della visualizzazione, quindi alla consapevolezza del corpo e della mente insieme, per giungere alla tappa finale, ovvero l’identificazione dei propri valori personali.

Qual è la differenza tra la sofrologia e gli altri tipi di tecniche di rilassamento?

L’utilizzo delle tecniche di rilassamento per rasserenare la mente e migliorare il benessere mentale non è certo nuova e da secoli in tutto il mondo vengono utilizzati sistemi diversi per meditare e riflettere, con lo scopo di catturare l’importanza della quiete e del “vivere nel presente”. Tuttavia, la sofrologia rappresenta qualcosa di diverso, poiché tipicamente è più orientata verso l’obiettivo rispetto alle altre forme di meditazione e respirazione. Non si limita semplicemente a concentrarsi sul presente, la sofrologia aiuta a prepararsi al futuro, favorendo la calma e il rilassamento in vista di situazioni che ci rendono nervosi o ansiosi. In Francia, la sofrologia è già riconosciuta come un metodo di comprensione della salute mentale e viene insegnata nelle scuole e utilizzata dalle ostetriche per aiutare a rilassare il corpo durante il parto e velocizzare la successiva guarigione.

Fonte: https://www.lifeplusformula.com/

Come si inizia un percorso di Sofrologia nel nostro studio?

Il primo incontro inizia con un colloquio tra Sofrologo e cliente, dove si fa un’anamnesi della persona e si crea un obiettivo (od intento in Sofrologia) su cui lavorare.

Successivamente il Sofrologo presenterà il protocollo sofrologico, dove verranno dati il numero di incontri, in ognuno dei quali si lavorerà su un intento specifico, tutti finalizzati sempre al raggiungimento dell’intento generale (quello su cui si lavora principalmente). Si consegnerà anche il contratto di prestazione d’opera dove verranno chiaramente indicati il numero di sessioni, il prezzo, le modalità di pagamento e le condizioni.

Perchè la gente si ammala?

Il concetto di malattia sotto un’altra prospettiva

Se il Ki (prana o energia fisica) agisse soltanto in maniera positiva, vivremmo in un mondo molto diverso; dal momento che esso è influenzato dalla mente però gli esiti possono essere sia positivi che negativi, a seconda del pensiero o dell’intenzione che lo dirige.

Il Ki diretto dalla mente è responsabile della buona come della cattiva salute. E quello positivo, creato e guidato dalla mente subconscia, che rafforza tutti gli organi del corpo e li mantiene sani: ma la mente subconscia può anche ospitare pensieri negativi e quando questi riguardano se stessi, influenzano il Ki personale in maniera dannosa. Il Ki diretto negativamente si svilupperà intorno agli organi, nei chackra e nell’aura, rallentando le normali attività del corpo e finendo per causare malattie: questo genere di Ki è il responsabile di disturbi ed infermità e i guaritori riescono spesso a vederlo all’interno del corpo od interno ad esso sotto forma di macchie od ombre scure che ostacolano il flusso di Ki sano.

Annullando il Ki negativo, quello positivo potrà tornare a fluire, restituendo la salute al corpo. Il Ki negativo può avere una carica di energia molto elementare ed essere perciò facilmente eliminabile, oppure possedere una carica più potente e di struttura più sofisticata che ne rende problematica la rimozione.

Può ingannare e comportarsi come se fosse benefico, mentre ha un’intenzione di fondo negativa o può nascondersi e diventare difficilmente individuabile. Tutto dipende dai pensieri che sono serviti a crearlo, provenienti dalla mente subconscia della persona, oppure dalla mente conscia, che si combina con il Ki ed agisce per influire sul funzionamento del corpo, sulle emozioni e sulla mente stessa.

Da ciò si capisce l’importanza di svilupare un’autoimmagine positiva e sgomberare la mente da tutti i pensieri e sentimenti negativi. Nel corso dell’esistenza, siamo esposti a milioni di pensieri e sentimenti altrui che agiscono sulla mente in diversi gradi, a seconda della nostra ricettività.

Da giovani siamo come un libro aperto, e ci è difficile decidere quali pensieri e sentimenti accettare e quali respingere. Negli anni della formazione, si creano le basi della nostra personalità e sono i genitori ad influire maggiormente su di noi; veniamo anche plasmati dalla televisione, dagli insegnanti e da varie esperienze.

Tali concetti iniziali, finiscono per consolidarsi nella mente subconscia che, a sua volta, forma una struttura di Ki positivo o negativo nell’aura, nei chackra e nel corpo, con dirette conseguenze sulla salute e su tutto ciò che facciamo ed sperimentiamo.

Inoltre può accadere che altri inseriscano Ki negativo nel nostro campo energetico e che magari lo facciano inconsciamente: quando provano pensieri ostili verso di noi. Questo tipo di Ki produce effetti in coloro che presentano debolezze nell’aura o nei chackra e spesso è definito vibrazione maligna, con ripercussioni a volte soltanto temporanee; le sue conseguenze, però, possono essere più durature se il soggetto è debole o in qualche modo aperto all’energia negativa e se questa viene diretta in modo più energico e consapevole.

La mente e il campo di energia sottile sono influenzati anche da esperienze fatte nelle vite passate. Tale effetto, chiamato Karma, si manifesta nell’aura al momento della nascita, quando l’anima entra nel corpo. Per tutto il corso dell’esistenza, il karma delle vite passate ci conduce a fare determinate esperienze, che a loro volta, rafforzano la carica karmica nell’aura, che quindi si trasferirà nei chackra ed alla fine, nel corpo fisico.

Mentre esso avanza in profondità nel sistema energetico, i suoi effetti diventano sempre più marcatie secondo se sia positivo o negativo, attirerà su di noi buona o cattiva sorte e influirà in un modo o nell’altro anche sulle nostre condizioni fisiche. Questa è la base della salute cagionevole e della malattia.

I pensieri negativi formulati dalla nostra mente o provenienti da vite passate, oppure ricevuti da altri, attirano od addirittura generano Ki negativo ed influiscono sul campo energetico, ostacolando quello benefico e limitando il funzionamento degli organi nel corpo.

A prescindere dal metodo adottato, tutti i processi terapeutici o di miglioramento fisico e spirituale comportano l’eliminazione dal campo di energia di un individuo del Ki negativo e dei pensieri e sentimenti che lo hanno creato.

fonte: “lo spirito del Reiki – il manuale completo” di W.Lubeck, F.A. Petter, W.L. Rand – edizioni Mediteranee

Il senso di responsabilità ai tempi del Corona virus

In tempi come questi, è necessario saper gestire la propria esistenza.

Questo significa essere disposti ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni ed il
conseguimento dei propri obiettivi; occorre dunque assumersi la responsabilità della propria vita e
del proprio benessere.

Sembra molto difficile esserlo, specialmente in questo periodo dove quasi da un momento all’altro
ci hanno tolto praticamente tutto, lavoro, libertà di movimento, relazioni sociali, divertimento ….
ma lascia che ti dica una cosa, adesso più che mai è importante riconoscere la propria responsabilità
verso sé stessi.

In vari corsi di gestione del personale (anni ed anni fa) la prima cosa che mi insegnarono era il
significato della parola “responsabile”; in parole povere significa “abile a dare risposte”

Ora ti faccio una domanda: quanto ti ritieni responsabile? E verso te stesso?


I tempi sono in velocissimo cambiamento, utilizziamo questo periodo di “pausa” per imparare a gestire la nostra vita, la nostra mente, attraverso un modo nuovo di interpretare noi stessi in un contesto che sarà, anzi, lo è già, nuovo.

Tutto quello che una volta pensavi non ti riguardasse, tutto quello che non era nel tuo “orticello”, tutto quello che non ti competeva, adesso, non è più così. Ti dovrai abituare a rivedere i tuoi schemi comportamentali, il tuo assetto mentale con tutte le tue credenze e le tue mentalità.

Non c’è nulla che la tua volontà non possa fare, a meno che tu non ti giustifichi dietro ad un limite.

La famosa “zona di comfort” costituita da tutta una serie di abitudini ripetitive e diciamolo pure, automatiche ci ha creato una sorta di bambagia dove fino a qualche giorno fa, era veramente difficile togliersi, anche se eravamo coscienti che il cambiamento era da fare.

Ora il cambiamento globale è in atto e anche tu cambi notevolmente, alcune abitudini vengono stravolte, certi ritmi non ci sono più, le nostre relazioni sociali sono ridotte.

E’ il momento giusto per ridefinire AL MEGLIO il tuo settaggio mentale.

Alla base di tutto occorre portare
consapevolezza della propria situazione, recuperare o mantenere armonia ed equilibrio il più
possibile a livello di autostima in modo tale da evitare al massimo quelle che possono essere le
conseguenze psicologiche a questo terribile momento. Solo così sarai pronto a ripartire ancora più forte, ancora più creativo, ancora più vitale!

Il senso di responsabilità è essenziale per l’autostima e ne è anche un riflesso od una manifestazione.

Nathaniel Branden nel suo libro “ I sei pilastri dell’autostima” cita:

“La pratica del senso di responsabilità implica che si realizzino questi punti fondamentali:
• sono responsabile della realizzazione dei miei desideri
• sono responsabile delle mie scelte e delle mie azioni
• sono responsabile del livello di consapevolezza che metto nel mio lavoro
• sono responsabile del livello di consapevolezza che metto nelle mie relazioni
• sono responsabile del mio comportamento con gli altri, colleghi di lavoro, soci, clienti,
coniuge, figli, amici
• sono responsabile di come uso il mio tempo
• sono responsabile delle qualità delle mie comunicazioni
• sono responsabile della mia felicità personale
• sono responsabile dell’accettazione o della scelta dei valori secondo cui vivo

• sono responsabile dell’innalzamento della mia autostima

Ho ritenuto interessanti alcune affermazioni sopracitate che vanno portate a coscienza più che mai
in questi giorni e che possono essere spunti di riflessione, preziosi per la propria crescita personale.
Molto spesso si pensa alla parola “responsabilità” come a “colpa”; vorrei invece portarti a riflettere
invece sul significato di “essere il soggetto causale” delle proprie azioni e quindi spostare un’inutile colpa (o senso di colpa) su un valore più positivo ed attivo come quello di essere il protagonista principale della propria esistenza.

Sono responsabile delle mie scelte e delle mie azioni.

Ogni volta che sai di essere responsabile delle tue scelte, ne sei la fonte.

Prova ad affermartelo quando scegli ed agisci. Ti puoi aiutare facendo questo semplice esercizio:
prova a dare per almeno sette volte il finale a questa frase
“Se assumessi la piena responsabilità delle mie scelte e delle mie azioni ….”

Sono responsabile del mio comportamento con gli altri, colleghi di lavoro, soci, clienti,

coniugi, figli, amici

Il comportamento che tu assumi verso gli altri è una scelta solo ed unicamente tua. Nel comportamento non c’è soltanto il tuo modo di porti ma anche di essere rispettoso, di essere
coerente, ciò che dici se corrisponde a verità e anche del modo in cui interagisci con gli altri.
Quando cerchi colpe in giro sul tuo comportamento, eviti semplicemente le tue responsabilità.

Sono responsabile di come uso il mio tempo

In questa riflessione ti invito a pensare a come pensi di gestire il tuo tempo nella quotidianità,
quante energie utilizzi e tutto questo implica il valore di affermare o smentire la responsabilità che
si ha nell’usare il proprio tempo.
Ti faccio un esempio: se affermi che il tuo partner è la cosa più importante della tua vita eppure con lui/lei ti senti solo e passi tutto il tuo tempo invece al bar con gli amici, è utile che affronti le tue contraddizioni ed alle sue implicazioni.
Oppure se il mio lavoro sta nel ricercare nuovi potenziali clienti ma passo tutto il giorno a perdermi in stupidaggini che non producono alcun reddito, evidentemente c’è qualcosa che non va a livello di
gestione di tempo e di energie.
Faccio un’altro esempio attuale? Se dici che non hai mai tempo per dedicarti alle tue passioni (ad
esempio la lettura) ma in questi giorni che sei praticamente fermo e chiuso in casa,passi la maggior parte del tuo tempo in chat oppure passi delle ore sui social, è evidente che c’è qualcosa che non funziona in temini di coerenza e quindi di chi è la responsabilità?

Sono responsabile della qualità delle mie comunicazioni

Anche qui l’azione di comunicare è mia responsabilità. Comunicare e parlare sono due cose molto
differenti. Quando decido di comunicare, faccio attenzione al tono della voce, ai vocaboli che uso o che non voglio usare e creo un modulo comunicativo che sia facile da capire o se voglio rivolgermi ad un determinato tipo di persone, che sia comprensibile per loro.
Quando comunico, non metto solo in atto un pensiero od un concetto che conosco ma anche lo trasmetto con modalità fonetiche ed espressive, oltre che utilizzare termini particolari o tecnici e mi accerto di essere stato compreso.
Come vedi comunicare implica un senso profondo di responsabilità la cui fonte è sempre di colui che la aziona.

Il peggior crimine che possiamo commettere contro noi stessi non è negare i nostri difetti ma la nostra grandezza, perchè ci spaventa. Se una totale accettazione di noi stessi non evade il peggio che c’è in noi, non evade neppure il meglio. – Nathaniel Branden “I sei pilastri dell’autostima -”

Laura Franceschi

Professionista del Benessere

L.4/13

Essere di buon umore è una scelta


Lo spunto per questo articolo mi è venuto proprio oggi che come giornata non prometteva proprio nulla di buono.
Risvegliarsi con la febbre e sentire tutti i classici sintomi dell’influenza diciamo che non predispone di certo al buon umore.
Però sai, ho imparato una cosa e devo dirti la verità, mi ci è voluto tanto tempo e questa cosa è settare la mente nel modo che desidero.
Cosa significa?
Ti faccio una premessa: un tempo ero una pessimista cronica, sai una di quelle ragazze che vedeva tutto nero, quelle mai soddisfatte del fisico, del peso, dei capelli, dei vestiti e dei partners (mettiamoci anche quelli! ?)
Un senso di frustrazione profonda e di nullità affondavano la mia vita. E poi come ho fatto? Beh, all’epoca non ero così tanto consapevole ed attenta e quindi pian piano sono sprofondata in una depressione ansiosa da paura. In quel periodo davo colpa a tutti, ai miei genitori, a mio fratello, al lavoro, al fidanzato, alle amiche stronze …. Tutto il mondo era mio nemico!
Fino a quando …. Come si dice, toccando il fondo hai due scelte o ci resti o decidi di risalire.
In quel periodo ebbi la fortuna di conoscere uno psicologo che dopo avermi ascoltata mi disse “se non decide di cambiare, sarà destinata ad essere una vittima per tutta la vita!”
Quelle furono per me parole che risuonarono dentro di me come una bomba. Come? Io vittima? Per tutta la vita? Ma non esiste!
Così iniziai il mio percorso di cambiamento. Non è stato facile ma sapevo che quello stato d’animo e quell’atteggiamento verso la vita non mi piacevano.
Non avevo la più pallida idea da dove iniziare ma l’intento di cambiare era forte e coerente.
Quando chiedi ti sarà dato, così entrando in una libreria i miei occhi si posarono su un libro di Louise Hay intitolato “Puoi guarire la tua vita”
“È il mio!” pensai e da lì tutta una serie di altre letture, Roy Martina, Wyne Dyer, Dale Carnegie, Nathaniel Branden, Joe Vitale, Stuart Wilde…
Attraverso i social ho conosciuto tante persone che mi hanno indirizzato verso nuovi studi esperimentando ogni volta su di me esperienze nuove aprendomi la strada verso la gratitudine.Ho imparato la gratitudine, quella vera, insieme alla solitudine, non c’è niente di più autentico dello stare soli con sé stessi e di farci pace, osservare i tuoi dolori e le tue paure con compassione, trattandoti con dolcezza e gentilezza, perché se è vero che la gentilezza apre tutte le porte, fidati che apre anche le porte del tuo cuore e della tua mente!
Attraverso questo nuovo modo di convivermi, ho imparato ad apprezzare ogni singola cosa intorno a me, dal letto che mi accoglie, al caffè che mi sveglia, l’acqua calda che mi lava, gli incontri con le persone vicine e poi ancora i suoni, i profumi, tutto, veramente tutto della mia quotidianità.
Imparando questo ho superato i momenti duri, quelli che ti strappano il cuore, quelli che vorrebbero farti precipitare nell’abisso della disperazione.
Ho scoperto quella scintilla luminosa e calda che non muore mai e sempre è dentro di me e con quella io tutti i giorni ho un motivo per cui essere grata, fosse anche solo aver aperto gli occhi stamattina.
Essere di buon umore è una scelta, sì, ma è un percorso di cui si deve lavorare e ci si deve allenare parecchio perché la nostra mente non è programmata per godere delle piccole cose.
Paradossalmente, il mondo che ci circonda ci vuole competitivi, sempre al top, sempre a bomba, mai contenti, in un mondo che annega nel consumismo e tutte le informazioni che ci arrivano, sono intrise di questo meccanismo.Per migliorare la propria vita non è sufficiente avere una bella casa, una grande auto e fantastici gioielli o vestiti se di base nella tua testa non hai gratitudine e consapevolezza e queste due cose non le puoi comprare, ci puoi solo arrivare passo dopo passo.Ci sono tante strade, tutte valide, tutte utili, ognuno poi va per risonanza e sceglie quella che più sente sua.La vita è il risultato delle nostre scelte.
Laura Franceschi
Professionista del Benessere

Come Reiki può esserti utile nella vita

Reiki è una disciplina strutturata su tre livelli in cui l’allievo acquisisce la capacità di canalizzare Energia Universale (Reiki in giapponese) attraverso il proprio corpo per autotrattarsi oppure trattare le altre Persone.

Si sente molto parlare di Reiki e molto spesso sono nati dei profondi pregiudizi, dettati in parte dall’ignoranza, in parte dall’errata conoscenza ed in parte volutamente distorti per non essere trasmessi.

Una credenza popolare, è convinta che quando si parla di Energia, si pensi a qualche forma di strana “magia”, oppure chi pratica o chi lavora con l’Energia, faccia parte di chissà quale strana “setta” dove se non stai attento ti risucchiano nelle tenebre oscure!

Dobbiamo però renderci conto che sul pianeta Terra, ci sono fratelli che da sempre convivono con l’Energia, sanno perfettamente di cosa si tratta e la utilizzano per crescere ed evolvere.

Senza andare troppo nel difficile, voglio spiegarti perchè Reiki può esserti utile nella vita. Innanzitutto, non hai bisogno di cambiare religione; per quanto il fondatore o meglio lo scopritore di Reiki, Mikao Usui, fosse un monaco buddista laico, l’insegnamento fondamentale del Reiki come disciplina è basato sul rispetto. Reiki è uno strumento che non va in disaccordo con nessun credo, più ti addentri nel suo spirito, più comprendi di quanto libero possa essere, come il Vero Amore, l’Amore incondizionato.

Reiki è la più alta forma intelligente di Energia. Secondo gli insegnamenti di Usui, in questa dimensione, esistono sette livelli di energia, ciascuno dei quali hanno un compito preciso e sono interdipendenti tutti e sei, fino al settimo livello, che è appunto Reiki che li governa e li armonizza tutti insieme.

Reiki non è una setta e ti posso garantire che un Maestro Reiki ha il preciso impegno di non generare nessuna dipendenza con gli allievi, lasciandoli liberi di proseguire il percorso come meglio sentono. Nella disciplina del Reiki, è molto importante lo scambio tra operatori in quanto non soltanto c’è la pratica tecnica ma l’affinamento sull’ascolto dell’altro attraverso il dono del Reiki. Lo scambio è un momento di condivisione intensa e profonda, un modo per scoprirsi e capire quali sono i blocchi emotivi e fisici da rilasciare, in accettazione, umiltà e compassione.

Lavorare su sè stessi con lo strumento di Reiki, aiuta a purificare i propri canali energetici, mantenendo un livello armonico di tutto il sistema fisico, emotivo e spirituale in quanto l’Uomo è fatto di tutti questi tre elementi e sono interconnessi tra di loro.

Scegliere il percorso del Reiki, non è soltanto trattare od autotrattarsi ma imparare a purificarsi attraverso delle pratiche di meditazione e di respirazione atte a mantenere puliti i canali energetici imparando un sano rispetto del proprio corpo e della propria mente.

Reiki è uno strumento utile per la tua vita perchè attraverso i cinque principi stilati da Usui, si impara a concepire la propria esistenza in uno spazio tempo più consapevole, vivendo non soltanto nel presente ma nel qui ed ora, che è la dimensione dove realmente tutto si manifesta. Portando responsabilità nel momento presente, imparando a non preoccuparti, a non arrabbiarti, a rispettare genitori ed anziani, tutte le forme viventi e lavorando onestamente, trasformi la giornata in un’esperienza temporale costruttiva e davvero creativa.

A livello energetico, attraverso Reiki, aumenti considerevolmente i livelli di energia vitale (o prana) e l’emanazione di Te stesso è percepibile nell’ambiente in cui vivi. Non dimenticare che ciò che sei modifica l’ambiente circostante per cui, un nuovo modo di “essere” in piena totalità ed emanazione, contribuisce in modo positivo non soltanto alla Tua persona ma a tutte le persone, cose ed animali che ti sono intorno.

Provi ad immaginare tutto questo?

Laura Franceschi Reiki Master Teacher Usui Shiki Ryoho

Essere un Professionista del Benessere

Nessun trattamento è uguale all’altro. Basandosi principalmente sull’ascolto fisico ed energetico dell’individuo, un Professionista del Benessere riconosce dove la Persona in quel momento ha più necessità di essere trattata.

Il “mestiere” di Operatore olistico non si apprende soltanto attraverso scuole o corsi. Sicuramente per svolgere una professione si ha necessità di una buona base, per poter avere gli strumenti necessari per operare nel modo giusto.

Apprendere nozioni anche in modo esemplare, non è però sufficiente per svolgere questo tipo di professione. Per essere un buon Operatore olistico, bisogna imparare ad essere un Professionista del Benessere.

Ci vogliono attitudini e talenti naturali, predisposizione all’ascolto attivo, il che vuol dire non soltanto ascoltare ma mettersi nei panni dell’interlocutore, senza diventare nè una spugna e nemmeno un “cassonetto emotivo”.

Occorre imparare a saper gestire il giusto distacco emotivo davanti ad una situazione empatica. E’ molto importante per il Professionista in quanto, ha necessità di mantenere costantemente il giusto livello energetico ed armonia.

L’ascolto attivo permette di osservare la Persona che ci sta davanti nella sua individualità, senza giudicarla. L’osservazione attraverso il linguaggio verbale e non verbale, fornisce utili informazioni che servono per poter instaurare una relazione basata sulla fiducia ed il rispetto.

Conoscere e prendersi cura di una Persona, significa ricordarsi di lei e del suo mondo, rispettare i suoi pensieri ed i suoi spazi, offrire un sostegno utile e costruttivo, uno strumento di riflessione e di crescita riconoscendo le sue resistenze senza creare dipendenza.

Per noi un vero Professionista del Benessere crea una relazione sana ed equilibrata con il cliente, non crea “stampelle” ma offre nuove opportunità di miglioramento qualitativo della sua vita.

Attraverso un colloquio preliminare, si comprende quale può essere il tipo di trattamento o di percorso adatto alla Persona. I benefici completi di un percorso olistico si percepiscono quando si è veramente pronti a voler “guarire” e per “guarire” si intende anche liberarsi di situazioni passate che restano agganciate al presente e che non permettono di poter vivere serenamente. Condizionamenti, credenze e sistemi mentali limitanti sono bagagli ereditati da generazioni. Portarli a galla, prenderne atto, elaborarli per poi rilasciarli definitivamente, sono passaggi importanti e delicati che un Professionista nel settore olistico riconosce e con la giusta sensibilità ed accortezza, riesce a portare avanti insieme alla Persona, per giungere all’obiettivo di creare uno stato di BenEssere, non soltanto fisico, non soltanto emotivo ma anche profondamente animico. Essere nel Presente consapevolmente in armonia.

Il tocco è fondamentale in un trattamento olistico, non si basa solo su una tecnica ma va in profondità ascoltando vibrazioni e sottili percezioni che un Professionista a livello energetico riesce a riconoscere.